Quando il professor Felice Giuliani – che coordina il progetto per l’Università di Parma – racconta il suo lavoro con i colleghi del Dipartimento di Ingegneria e Architettura, trasmette passione ed entusiasmo tali che ti viene voglia di capirne di più della tecnologia su cui stanno lavorando. L’ambito di ricerca è quello dei sistemi di wayside monitoring, che svolgono una funzione fondamentale per monitorare in esercizio lo stato del binario e, più in generale, dell’intera sovrastruttura ferroviaria nel tempo.
“Questi progetti sono importanti - dice Giuliani - perché consentono ai ricercatori di lavorare attivamente in stretta collaborazione con l’Ente Gestore e con il relativo staff tecnico in un contesto, quale quello ferroviario, di rinnovato e attualissimo interesse scientifico. Consente, peraltro, ai docenti di trasmettere agli studenti dell’Università di Parma di Ingegneria (delle Infrastrutture Viarie e dei Trasporti, Infrastrutture Aeroportuali e Ferroviarie e Laboratorio di prove sui materiali, diagnosi e identificazione delle costruzioni), in aula ed in tesi, come acquisire e analizzare dati sperimentali e implementare modelli di analisi”.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Parma impegnato nel progetto è formato da un gruppo nutrito di professori: Felice Giuliani, Francesco Freddi, Riccardo Roncella; dai ricercatori Giovanni Bianchi, Nazarena Bruno, Erika Garilli e Federico Autelitano, dal Dottore di Ricerca Lorenzo Mingazzi e dai dottorandi di Ricerca Aldo La Placa e Chiara Fanelli.
L’accordo con FER prevede che l’azienda metta a loro disposizione alcuni locali, le competenze e le professionalità interne - nonché una tratta della Reggio Emilia-Guastalla in corrispondenza dello Scalo Merci di San Giacomo di Guastalla - su cui sperimentare l’applicazione della tecnologia, senza alcuna finalità commerciale. È importante ricordare, infatti, che l’orizzonte è esclusivamente l’aumento della sicurezza e dell’affidabilità dell’infrastruttura pubblica.
Nel dettaglio – spiega Giuliani - il lavoro consiste da un lato nell’osservare la risposta strutturale dell’armamento, delle massicciate e del sub-ballast (piano di posa, nda), dall’altro nel costruire modelli digitali che siano alimentati da dati sperimentali, per poter poi disporre di strumenti predittivi nella manutenzione ferroviaria. Tutto ciò si traduce in ottimizzazione degli investimenti e, in una fase precedente, dell’allocazione dei budget di spesa.
A proposito di economics, le attività di ricerca sono finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma PNRR Next Generation EU e coinvolgono l’Università di Parma quale membro della Fondazione Centro Nazionale Mobilità Sostenibile (MOST) costituita insieme ad altre 23 sedi universitarie, il CNR e 24 grandi imprese nazionali, con lo scopo di “sviluppare sistemi avanzati per il monitoraggio delle infrastrutture ferroviarie, attraverso soluzioni che mettano al centro sostenibilità, inclusività, sicurezza e innovazione tecnologica”.
Lasciamo il professore con la promessa di risentirci presto, non appena saranno ultimati e resi pubblici i report delle attività di ricerca.