La ferrovia è il luogo in cui si intrecciano eventi storici e fatti privati, gioie e drammi collettivi, vecchie e nuove professioni. Niente come la ferrovia racconta la parabola di un territorio e delle sue genti: nel libro del 2013 La Suzzara-Ferrara 125 anni dopo, le storie sono documentate da bellissime e solenni fotografie d’epoca che, come scritto nella prefazione “con il misto dolcissimo ed inevitabile di durezza-tenerezza dei volti-corpi d’acciaio delle macchine, sono come l’alfabeto parlante di quel microcosmo”.
Ne pubblichiamo ampi stralci, ringraziando gli autori e l’associazione Amici della Suzzara-Ferrara.
Le stazioni
Le stazioni erano la sede di lavoro del Capostazione, oltre che degli addetti alla manutenzione, del personale viaggiante e d’officina e degli incaricati delle locomotive. Le stazioni erano un’unità produttiva e il brulicare di persone e attività costituiva un richiamo anche per civili e ferrovieri in pensione. Le stazioni variavano di importanza e quindi di personale, ma anche nelle più piccole vi era una figura tanto particolare quanto fondamentale per la circolazione di treni: la “guardia eccentriche”. Era la definizione originaria attribuita a quegli agenti che si occupavano della manovra manuale degli scambi (o eccentriche) ed inseguito chiamati più semplicemente “manovratori”.
Questo ruolo aveva la sua consacrazione in occasione dell’incrocio. L’uomo si portava in bicicletta presso lo scambio di ingresso del binario deviato: questo veniva sbloccato tramite l’apposita chiave. Qui il “macaco” (leva con contrappeso, con adeguato leveraggio, che comandava lo spostamento dello scambio) veniva posto ove atteso. Dopo l’ingresso del treno sul binario deviato, veniva riposizionato lo scambio sul tracciato corretto, altro raid ciclistico in direzione dello scambio situato all’estremità opposta della stazione, dove giungeva il treno incrociante e sarebbe uscito quello messo in deviata.
La bicicletta era lo stesso mezzo utilizzato dai “guardia eccentriche” per l’inoltro delle “correntali”, moduli che contenevano indicazioni di soppressione o effettuazione di treni straordinari o di significativi ritardi da recapitare alle casellanti, allora completamente isolate.
La squadra
Una categoria di ferrovieri oggi poco nota era “la squadra”, un gruppo di persone che aveva il compito della costruzione, manutenzione e rifacimento dei binari e deviatoi di un cantone (o tronco) della ferrovia.
Sino agli anni Settanta-Ottanta, la Suzzara-Ferrara aveva dodici squadre composte da cinque-sei cantonieri e dirette da un caposquadra. In caso di lavori importanti le squadre si riunivano, formando anche un gruppo da quindici a venti persone. Il loro lavoro si svolgeva esclusivamente all’aperto, l’orario era regolato dall’alzar o calar del sole e quindi di tipo stagionale. In caso di incidenti o urgenze, i cantonieri erano obbligati a prestare la loro opera in qualsiasi ora del giorno e della notte, lo stesso durante particolari avversità climatiche. Dopo temporali era necessario visitare la linea, all’epoca costeggiata da alte siepi, per assicurarsi che non ci fossero impedimenti alla regolare circolazione dei treni.
La maggiore attività possibile della squadra era in tempo di neve, vegliando anche di notte (…). Passava con il carrello sui binari, con i cantonieri a spingerlo con dignità a colpi di bastone sulla massicciata (…).
Altri ricordi della squadra li hanno quei vecchi agricoltori che li vedevano svolgere lavori nel tratto di linea vicino alla loro campagna, occasione per riempire la loro fiaschina di vino, altro “strumento” indispensabile alla squadra.
Alcuni gradi militari erano stati assunti dalla Ferrovia, non a caso i ferrovieri sono stati tra i primi lavoratori a vestire la divisa e berretto con fregio, la prima azienda civile a darsi regole rigide e una disciplina mutuata da modelli militari.
(…) Treni di macchine operatrici provvedono oggi ad effettuare tutte le operazioni in maniera veloce e automatica. In un passato non lontano il lavoro era manuale e prevedeva la picchettazione dei rettifili e delle curve per fissare l’asse e il livello delle rotaie, la formazione della massicciata e la posa delle traverse e delle rotaie, il tutto con strumenti elementari.
1.Continua